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Gucci Lifestyle: il Gucci Secolare non Finisce di Stupirci

La creatività non ha confini. Tanto meno l’indole imprenditoriale e al contempo la costante necessità di innovarsi di Alessandro Michele, che, in occasione della Milano Design Week, introduce Gucci Lifestyle. Si tratta di una cartoleria di lusso in cui l’identità del marchio riveste e caratterizza ogni proposta merceologica: dalla cancelleria più tradizionale, a set da poker e backgammon, ventagli in legno e raso di seta stampata, mascherine per dormire, cuscini e pantofole. Si alterna al classico motivo monogram la stampa floreale Herbarium.

Quand’ero bambino andare in cartoleria e trovare matite, penne, quaderni, giochi, equivaleva a far entrare il sogno nella mia routine giornaliera. Erano oggetti curati, ben fatti, dal gusto artigianale che, pur appartenendo alla mia quotidianità, erano in grado di sprigionare un’aura magica, strana, meravigliosa.

Alessandro Michele

Il temporary store riceve il pubblico a Milano in via Manzoni 19 dal 5 al 17 settembre, ma la vendita della collezione proseguirà dal 10 dello stesso mese anche in negozi selezionati Gucci e sul sito web della maison.

L’idea trae ispirazione da un armadio delle curiosità, pieno zeppo di stampe e colori caleidoscopici, estetiche minimalistiche che ospita scenari incantati, quasi teatrali: scacchi che giocano da soli, articoli stregati, librerie infinite, micro-appartamenti per topolini arredati Gucci.

Ho immaginato una piccola camera delle meraviglie, una Wunderkammer che potesse accogliere questi elementi del quotidiano e li restituisse a una dimensione fiabesca, come in una caverna di Alì Babà. Da tempo avrei potuto includerli nelle collezioni, ma non erano strettamente connessi all’abbigliamento e agli accessori. Perciò ho desiderato costruire un contenitore bizzarro dove possano essere collocati perché torni nella vita di tutti i giorni quel senso di stupore che me li rende così cari.

Alessandro Michele

Gucci si racconta a Palazzo Settimanni

È già stato un anno di compleanno impegnativo per Gucci. Dopo la stupefacente collezione Aria in collaborazione con Balenciaga, nel maggio del 2021, abbiamo assistito all’apertura di Gucci Garden a Firenze, con il debutto della mostra Archetypes. Un’immersione retrospettiva sulle campagne pubblicitarie realizzate da Alessandro Michele per Gucci. Una concessione al pubblico di parte della storia del marchio, che sfocia in Palazzo Settimanni a Firenze. Qui, Gucci dà vita a un vero e proprio organismo che dialoga costantemente col passato del suo direttore creativo, notoriamente collezionista eclettico e appassionato di archeologia. L’ennesima celebrazione del centesimo compleanno del brand, un gioiello rinascimentale nel vivace quartiere di Santo Spirito, in Oltrarno, riportato meticolosamente al suo antico splendore e restaurato per accogliere le vaste collezioni della maison.

Acquistato da Gucci nel 1953, l’aristocratico Palazzo Settimanni veniva originariamente impiegato come fabbrica, showroom e laboratorio. Oggi, la struttura espone su cinque piani i pilastri dell’accessorio firmato Gucci: Bamboo, Jackie, bauli da viaggio degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, bizzarri oggetti di lifestyle, foulard Flora realizzati da Vittorio Accornero e, ovviamente, le creazioni raffinatamente eccitanti di Alessandro Michele per personaggi come Björk e Florence Welch.

Quando sono arrivato da Gucci, questo palazzo in Via delle Caldaie era fermo, nessuno sapeva cosa farci. C’era come un’incomprensione fra l’azienda e questo posto bellissimo. Era come avere un Caravaggio appeso sopra al divano di casa, pensando fosse una copia, ma in realtà era il dipinto originale! Quando sono diventato direttore creativo, Marco Bizzarri mi ha chiesto: che cosa ne vuoi fare? Aspettavo che me lo domandasse. Quindi abbiamo cominciato a lavorarci, restituendo al palazzo la sua dignità, perché è un sancta sanctorum: è qui che ha iniziato ad ardere il fuoco di Gucci, per così dire. A quel tempo, quando Gucci aveva acquistato il palazzo, nel 1953, trasformando un antico palazzo rinascimentale, abitato per secoli da famiglie aristocratiche fiorentine, in un laboratorio di pelletteria, aveva cpmpiuto un gesto molto moderno, cosa che oggi è normale. Quello che poteva sembrare un atto socialmente sovversivo era invece un’idea molto intelligente, l’idea che il passato non è qualcosa di inerte, senza vita e intoccabile. L’acquisizione del palazzo aveva anche contribuito ad animare l’antico quartiere di Santo Spirito, pieno di artigiani, fabbri, doratori, intagliatori del legno, orafi, Ponte Vecchio è a due passi. Era proprio nel mezzo di una specie di Silicon Valley dell’epoca. Lavorare al restauro del palazzo per me è stato piacere puro, io sono un collezionista e un preservatore di oggetti, amo contemplare gli oggetti: ho contribuito a creare il guscio in cui questi oggetti meravigliosi potranno essere ammirati nel tempo.

Alessandro Michele

Alessandro Michele si rivela, così, un artista arguto, che sapientemente è in grado di combinare importanti caratteri storici del brand di cui è direttore creativo alla necessità di fornire al pubblico un’immagine più trasparente possibile della legacy di un brand, in un momento storico in cui il passato viene scavato alla ricerca di scheletri nell’armadio.

Ho un dialogo quotidiano con il passato, che per me ha un’esistenza e presenza totale. Non ha nessun senso dire che il passato non stabilisce un dialogo con noi: se adesso esco dalla porta e faccio una passeggiata per Santo Spirito sono più circondato da quello che è stato che da quello che sarà. Il passato è una parte essenziale, imprescindibile del presente. Per me il passato è il presente, per me è un presupposto costante. Nella mia pratica creativa non recupero né rievoco il passato. Non mi piace dire che recupero il passato, perché quel passato è un presente che vivo continuamente. Io stesso sono un passato che parla al presente. L’eliminazione del passato, la sua cancellazione, è un processo innaturale. Il mio compagno, Vanni, mi ha fatto capire che uso il passato come carburante: dipende dal reagente chimico con cui entra in contatto. Per me il passato è un’entità straordinaria, lo respiro come qualcosa che esiste oggi. Il modo in cui uso il vintage è come un ponte, se devo attraversare un fiume, dovrò avere un ponte per raggiungere il posto dove voglio andare, oppure no? Siamo tutti su quel ponte, vediamo dove ci porta. E così invito i giovani a non lasciarsi ingannare dalla vita bidimensionale che viviamo oggi, ma a osservare le cose con attenzione, più profondamente, più accuratamente. Il dialogo con il passato genera magnifici semi di conoscenza. Il futuro di cui tutti parliamo è forse meno intrigante del presente, che è invece pieno e ricco di esperienze, in ogni singolo momento. Il patrimonio di un fashion brand come Gucci… Il suo retaggio così ricco ti parla. Dipende da te se ascoltarlo oppure no. Ma le relazioni non durano a lungo se non ci si ascolta e non ci si parla.

 

Alessandro Michele

Daniele Conforti