Image Alt
 • Trend e curiosità  • Raf Simons: la Storia di un Talento Universale

Raf Simons: la Storia di un Talento Universale

La voce di Ian Curtis dei Joy Division regna egemone nella testa di un giovane Raf Simons. Lui, da poco braccio destro di Van Beirendonck, sta per assistere allo show all-white di Martin Margiela per la Primavera/Estate 1990. Qui, il designer in erba è travolto dal vibrante black and white.

La passione per la musica punk ed elettronica costutuisce i principali interessi di Raf Simons, che vede nella moda un’accozzaglia di superficialità e ostentazione glamour. È lo stile Margiela la ragione per cui oggi godiamo delle creazioni del genio Simons. Uno stile che, nel concreto, andrà ad influire l’operato dello stilista insieme ai mitici Antwerp Six e ad altri designer belgi sui conterranei, come Dries Van Noten.

Se da una parte è l’arte visuale di Margiela a ispirare Raf Simons, l’incontro con Linda Loppa spingerà il giovane ad abbandonare definitivamente l’idea di continuare nell’arredamento per dedicarsi alla moda. In questo ambito, i codici estetici riportano all’abbigliamento formale maschile, di cui Raf era ossessionato, strizzando l’occhio alle sub-culture giovanili degli anni Novanta. Riferimenti che esplodono nell’Autunno/Inverno del 1997 con la sfilata all’Impasse de Mont-Louis a Parigi. Stile punk, architettura Bauhaus ed estetica radicale tedesca animeranno il debutto del designer, che sarà celebrato per l’iconica rivisitazione dell’uniforme studentesca sotto l’influsso di musica punk e new wave.

Uscito brevemente di scena nel 1999 dopo la presentazione di Kinetic Youth, Raf Simons inizia a portare sulle passerelle europee un cast di modelli sempre più capillarmente selezionati. Essi verranno estremamente apprezzati e fotografati da Daivd Sims, con il quale nascerà una collaborazione per la pubblicazione fotografica Isolated Heros.

L’abbigliamento streetwear sovversivo e ribelle darà sempre più spazio ad un approccio più ripulito e canoni minimal. In corrispondenza alla pubblicazione del libro Raf Simons Redux, nel 2005 il designer viene chiamato alla direzione creativa di Jil Sander, per il quale creerà la linea commerciale Jil Sander Navy. Proponendo un’estetica austera ed essenziale, in pieno accordo con il DNA del marchio, il designer abbandonerà questa avventura per prendere il posto di John Galliano per la direzione womenswear da Dior.

Jil Sander Autunno/Inverno 2012

Sono lieto di unirmi a questa grandiosa maison. Per me Christian Dior è sempre stato il più grande di tutti gli stilisti. La maison Dior è simbolo di eleganza assoluta. Ho profondo rispetto per questo unico know how. Sono totalmente cosciente dell’onore e della responsabilità che mi vengono consegnate oggi come direttore creativo del brand francese più famoso al mondo.

Raf Simons

Anche qui, assistiamo ad una reinterpretazione di tutti quegli elementi distintivi introdotti da Christian Dior, come l’A-line, l’H-line e la Bar Jacket. L’intimità e il background di Simons non lo abbandoneranno mai: per l’iconica collezione Autunno/Inverno del 2012, unirà le forze con l’artista contemporaneo Sterling Ruby, proponendo quattro delle sue opere sui capi in satin.

Christian Dior Autunno/Inverno 2012

Raf Simons dice addio alla maison francese per ricoprire il ruolo di Chief Creative Officer di Calvin Klein, a cui, fino al 2018, regalerà uno stile revamp riconosciuto nella setta dei fashionisti più spietati. E dopo diverse collaborazioni – citiamo Fred Perry, Adidas, Eastpack, Dr. Martens e Adidas – apprenderemo a febbraio del 2020 che Raf Simons si unirà al team di Prada nelle vesti di co-creative director insieme a Miuccia Prada. Una donna che, come tutte le regine che si rispettino, non ama le collaborazioni, che rappresentano piuttosto un cliché. Ma l’ammirazione di Raf nei suoi confronti, così come l’incredibile sinergia che si innesta passo dopo passo fra i due, ci regala frutti succulenti. Per la Primavera/Estate 2021, assistiamo a una selezione dettagliata di silhouette minimal, tessuti giocosi e gonne strutturate. Ricordiamo vividamente i parka tenuti chiusi con le mani dalle modelle e il new classic di Prada: la gonna ad A stretta in vita da una cintura di sicurezza, come le safety belt che si usano sugli aerei. Lo scorso febbraio, invece, la maison ha presentato la collezione Autunno/Inverno 2021: una sensualità ottimista si muove sinuosa fra colori psichedelici, platform boot viola stampati e armature protettive.

L’ultima volta li abbiamo visti fra Milano e Shanghai in Seduction, Stripped Down per la Primavera/Estate 2022. Un tuffo poco convenzionale nel concetto di body positivity, in cui la sensualità e l’eleganza si fondono in un’armonia senza confini, impiegando corsetti e giacconi strutturati oversize per esprimere libertà e potere.

Prada Primavera/Estate 2021

Prada Autunno/Inverno 2022

Daniele Conforti