Dior Saddle: da John Galliano a Mariagrazia Chiuri
Inconfondibile, irrinunciabile, intramontabile. Chiamatela Sella, chiamatela Saddle, l’emblema che questo modello rappresenta rimane nella storia esattamente come il tailleur di Chanel, la Jackie di Gucci o le Armadillo shoes di McQueen. Un’icona che ci immerge immediatamente negli anni Duemila, fra Paris Hilton e Sex and the City, le Destiny’s Child e la vita bassa.
La prima apparizione della Saddle risale al 1999, quando John Galliano si ispirò a Lauryn Hill, straordinaria cantautrice al pinnacolo del meritato successo, per la collezione Spring/Summer 2000. Una collezione superba, dove il denim veniva scomposto per dare spazio a una forma innocente di logomania primordiale – fu la prima borsa a riportare il logo della maison francese. La blaxploitation e il bondage facevano capolino fra velluti, camoscio destrutturato, corsetti e legging. In questo marasma di eccellenza creativa, la Saddle bag materializzava l’essenza del genio creativo del designer di Gibilterra, infusa di ispirazione equestre e anarchia rivoluzionaria, che solo Galliano sa apportare a ogni sua creazione.
il resto è storia. Le fashioniste americane venivano paparazzate per le strade di New York e Los Angeles, Paris Hilton, Sienna Miller, le Destiny’s Child, Mischa Barton, Lindsay Lohan fra tante. Fino, poi, a raggiungere le case di tutto il mondo grazie a Sarah Jessica Parker nel ruolo di Carrie Bradshaw in Sex and the City.
Le Riedizioni
In occasione del suo decimo anno come stilista del marchio, nel 2006, John Galliano creò dodici versioni della celeberrima Sella, rappresentanti altrettanti Paesi: Cina, Argentina, USA, Messico, Inghilterra, Russia, Spagna, Marocco, Egitto, Francia, India e Giappone. Una linea che ingolosì ben presto collezionisti e appassionati, considerando anche il fatto che vennero creati soltanto cento esemplari per ogni Paese.
Peccheremmo di falsa umiltà definendo il successo della Sella inaspettato. E Mariagrazia Chiuri questo lo sa bene. L’attuale direttrice creativa di Dior, infatti, reinventa per la collezione Autunno/Inverno del 2018 il classico modello, conferendole un tocco di modernità e robustezza nella struttura, sostituendo le iniziali metalliche con una grande D dorata. Il modello è presentato in più versioni: quella di pelle in numerose tonalità, quella in patchwork Peace and Love Dior e quella ricamata a mano con perline e diverse fantasie di colore. Risiede proprio nell’approccio strategico della creative director del marchio il desiderio – avveratosi eccome – di riportare in auge l’accessorio femminile. E quando si parla della Saddle, che non ha genere né età, l’eccellenza manifatturiera che la contraddistingue ben si sposa con l’esercito di celebrities – fra musica, spettacolo e Instagram – pronte a condividere outfit in cui la protagonista è proprio la borsa, da Kendall Jenner a Gigi Hadid, fino a Beyoncé.
Oggi, il modello Micro Saddle in pelle d’agnello è proposto a € 1900 sul sito della maison, mentre si sfiorano i 3000 euro per la dimensione classica, sia in pelle che in tessuto ricamato.
Spulciando, invece, le varie proposte second-hand, rimaniamo comunque intorno a 2000 euro per le versioni base di Vestiaire Collective. Per la limited edition del 2001 Rasta Mania ci aggiriamo attorno a 4000 euro su Farfetch, mentre per l’edizione numerata di John Galliano dobbiamo rivolgerci a esperti del settore, come Bello e Possibile, che la propone nella versione America in seta e Swarowski a € 4900.
Daniele Conforti