Louis Vuitton Cruise Collection: un Ponte per l’Etereo
Louis Vuitton gioca in casa. Ciò non significa una via sicura, una strategia prevedibile, né, tantomeno prevedibile. È stata la Axe Majeur, un percorso di oltre tre chilometri a nord-ovest della capitale francese, la passerella utopica che ha inaugurato la stagione dei Cruise Show del 2022.
Inaugurata nel 1980 dall’israeliano Dani Karavan, questo emblema dell’architettura contemporanea si sdraia in un letto fatto di natura bucolica: l’Ile-de-France. Il rigore ipnotico dell’installazione permanente, composta da dodici elementi, proietta motivi geometrici che dialogano con le proposte di Nicolas Ghesquière, che adotta un approccio en plein air tanto concreto da apparire statuario. Un atteggiamento consueto al direttore creativo, avvezzo a prediligere alcune delle location più mozzafiato del mondo, come il TWA Flight Center al JFK Airport di New York e il Miho Museum a Kyoto, in Giappone.
Una collezione di look infusi di orgoglio e positività che avanzano a testa alta, serenamente. Sono immagini di armonia in un ambiente tanto vicino da sembrare lontano, sconfinato e aperto all’avventura. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è niente più del passaporto più meraviglioso: la creazione. Come sempre, è illimitata e libera.
Nicolas Ghesquière edifica sulle note di Reflektor degli Arcade Fire un vero e proprio ponte tra uomo e natura: un’unione tanto monumentale quanto giubilante. L’ispirazione araldica permea tagli e sfumature di giacche e completi, fra cui fanno capolino abiti da cocktail soufflé e trionfi di piume. La luce naturale, quasi metafisica, avvolge un collage di riferimenti, fra cromie spumeggianti, raffigurazioni in stile giapponese degli scenari più disparati – surfisti, alieni, pianeti – e volumi extra-large. Dai cappotti cocoon argentati in jacquard con fossette ai vorticosi abiti da sera con stampe artistiche intergalattiche, le proporzioni rigorosamente geometriche sembrano estendersi verso l’etereo, andando a coinvolgere anche silhouette co-ed e fluide.
Dettata da un ottimismo fantascientifico, la rottura di schemi, anche qui, si manifesta velatamente come l’assenza di barriere fra uomo e donna, concreto e astratto, materia e cosmo. Una libertà creativa che non si ferma davanti all’assenza di un pubblico.
Daniele Conforti