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Iris Apfel, una Centenaria appena Adolescente

Invecchiare potrebbe non essere di tuo gradimento, ma qual è l’alternativa? Sei qui, metti la tua esperienza all’opera.

You only fail if you do not try: fallisci solo se non ci provi. E, a cento anni, Iris Apfel ne incarna sia l’esempio perfetto che l’eccezione che fa la regola. Una donna che non smette mai di stupirsi e di stupirci, reinventandosi, senza il bisogno di definirsi “giovane dentro”. Una donna per cui l’illusione di un lifting rappresenta semplicemente un passo indietro, per cui le rughe sono solchi di coraggio, ambizione e successo. L’età è, oltretutto, un’ossessione inutile: ci invita, anzi, a utilizzare la curiosità e lo spirito per salpare all’avventura, superando i limiti fisici – e molto più spesso mentali – che l’età ci impone. «Mi sono autoproclamata l’adolescente più vecchia al mondo e voglio che rimanga così», afferma Iris Apfel.
È immediato – forse pigro – pensare che il seme di una carriera tanto longeva e ammirata sia piantato in un lussuoso terreno di agio e ricchezze. È anche errato. Iris Apfel, Barrel prima del matrimonio con Carl Apfel, comincia, come molti di noi, facendo fotocopie presso l’ufficio di una nota testata americana, Women’s Wear Daily, Bibbia indiscussa della moda del tempo, una palestra fondamentale per Iris, che in parallelo fa da assistente all’illustratore Robert Goodman. La laurea in Storia conseguita presso l’Università di New York, città natale dell’icona eccentrica, è nutrita dal fascino verso abiti e tessuti, sperimentati carnalmente nella boutique della madre Sadye – ebrea di origini russe –, scampoli e fantasie a casa della nonna.

La Svolta amorosa

Giusto per sfatare il mito masochista per cui dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna – perché proprio dietro? – il sodalizio fra Iris e Carl Apfel è l’incastro perfetto fra due pezzi nati per generare idee. Un’unione che culmina con la fondazione della Old Wild Weavers, specializzata nella riproduzione di antichi tessuti. L’Europa, e l’Italia in particolare, gli spalancano le porte di un mondo straordinario. «Trovammo broccati, damascati, qualsiasi genere di meraviglia… Non volevamo solo stoffe particolari, ma anche aziende in grado di riprodurle con esattezza». L’eccellenza artigianale italiana rappresenta la perfetta risposta al loro desiderio. E il mercato se ne innamora. I loro tessuti arrivano in case vip come quelle di Greta Garbo, Estée Lauder e Montgomery Clift.

Non ho mai pensato che non fossi in grado di avere successo perché sono una donna. Volevo intraprendere un percorso imprenditoriale nel campo tessile e ho cercato di capire come farlo al meglio. Se ci avessi pensato troppo, forse non avrei potuto concretizzare il mio sogno. A volte devi soltanto metterti in gioco, anche se è un piccolo passo. Ho sempre applicato questa filosofia: sia nel mio vivere, sia nel mio vestirmi – e non mi ha mai deluso.

L’estro e l’intelletto artistico della Apfel non si limita però alla moda. Anzi, eccelle nel rinnovo del look di uno degli uffici più rappresentativi e sacri del mondo: lo Studio Ovale. Un’opera che consacra la creativa newyorkese come personalità eclettica, vulcanica, disinvolta. Un mix di ispirazioni, dall’haute couture ai mercatini, una totale anarchia di stile che sfocia, tutt’oggi, nella sperimentazione più genuina, per cui «More is more and less is bore».

La Rinascita di un’Icona

Come tutte le belle storie, anche quella della Old Wild Weavers finisce. Dopo 42 anni di una brillante carriera, il 1992 costringe Iris Apfel a incantarci con la sua personalità a tempo pieno.
Passano solo 13 anni, quando, nel 2005, Harold Koda, all’epoca direttore del Costume Institute al MET Museum di New York, contattò Iris per realizzare una mostra sulla sua collezione di abiti e bijoux. «Molti si chiedevano chi fossi… ma la cosa non mi stupì, considerando che il MET non aveva mai omaggiato lo stile di una donna ancora in vita che non fosse una stilista». Con centinaia di abiti e accessori, la mostra Rara Avis (Uccello raro) conquistò la Big Apple, complice il giornalista e fotografo Bill Cunningham che l’omaggiò sul New York Times: «Non serve andare in Europa per avere un assaggio di raro, autentico stile».
Nel 2015, Iris Apfel viene scritturata dall’agenzia IMG Models a 96 anni, sigla un record: è la modella più agée mai ingaggiata. Documentari, cortometraggi e libri ne esaltano le gesta, consacrate anche da un riconoscimento prestigioso, il Women Together Special Award of the Year, consegnatole nella sede delle Nazioni Unite.

Non mi pare consono concentrarmi soltanto su ciò che Iris Apfel è stata, ma piuttosto su ciò che sarà. Una personalità leggendaria, inimitabile, un frutto proibito da gustare soltanto con gli occhi. L’esempio che coraggio e irruenza creativa non comportano la reclusione in una torre d’avorio, da grande genio tutto fumo e niente arrosto, ma la condivisione di un’energia intima, un punto di vista tanto personale da risultare universale. Per farla breve, Iris è la dimostrazione che chi si fa gli affari suoi campa veramente cent’anni.

Daniele Conforti