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Settant’Anni di Moda con Roberto Capucci alla Triennale di Milano

Metafore. Roberto Cappucci: meraviglie della forma. La Triennale di Milano, con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, dedica una mostra dedicata allo scultore della seta, Roberto Capucci, curata da Gian Luca Bauzano. L’exhibition è parte del ciclo di quattro esposizioni organizzate dai due enti, con lo scopo di regalare un punto di vista inedito sulle arti applicate contemporanee.

In un momento storico in cui i confini fra architettura e arte si fanno sempre più flebili, andando ad amalgamare i due mondi in un’unica sfera artistica, l’arte di Capucci risulta più innovativa che mai. D’altra parte, le creazioni di Capucci hanno animato alcune delle istituzioni artistiche più significative, da Palazzo Strozzi a Firenze alla Schauspielhaus di Berlino, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma al Kusthistorisches Museum di Vienna, fino alla Biennale di Venezia.

Ora, alla Triennale milanese, Roberto Capucci dialoga con le ceramiche Rometti, Diaspro, architettura in tessuto ispirata al mondo dei minerali realizzata in occasione della Biennale di Venezia del 1995, si dimena fra le “esplosioni di forme liberate” – i plissé così battezzati dal critico d’arte Carlo Bertelli. C’è poi l’abito dalla linea a scatola, quello in seta e plastica, quelli che evidenziano l’utilizzo di materiali poco consueti: corda, sassi, bambù e ottone, elementi che ricollegano il designer all’Arte Povera.

Al di là della patina di sogno hollywoodiano e delle leggende del jet-set internazionale, risulta evidente la grandezza di Capucci e delle tante mani intelligenti che hanno contribuito a plasmare i suoi abiti visionari. Per farci meravigliare e al contempo farci riflettere, ancora una volta, sulla eccezionale ricchezza dell’alto artigianato italiano.

Architetto Stefano Boeri

Un incessante creativo, un artista – guai a chiamarlo designer – definito da Christian Dior “il miglior creatore della moda italiana, un prodigio”. Una personalità autonoma che negli anni Ottanta decise, in nome della libertà espressiva, di ritirarsi dalle passerelle di un sistema moda sempre più vocato al prêt-à-porter.

Insomma, un artigianato ai limiti del couture, che celebra il doppio anniversario che ricorre nel 2021: da una parte i 70 anni dal debutto di Capucci, che, oggi novant’enne, esordì a Firenze nel 1951, dall’altra gli altrettanti anni dalla prima sfilata di moda italiana, avvenuta nella stessa città, nello stesso anno il 12 febbraio.

L’eredità di Capucci oggi si esprime nella vocazione alla sperimentazione di forme, materiali e colori con una varietà di mezzi, riconoscibile nelle creazioni di Martin Margiela, Rei Kawakubo, Yohji Yamamoto e Hussein Chalayan, solo per fare alcuni nomi.

Gian Luca Bauzano

Daniele Conforti